Fantuzzi rimane nel limbo
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Fantuzzi rimane nel limbo

da: SHIP 2 SHORE - 25 Luglio 2005

Il prestito di JP Morgan tampona la falla del maxi-bond ma non risolve i gravi problemi finanziari. L’imprenditore, inquieto, si affida a Noell China. Portafoglio ordini in salute

Non è servito a tranquillizzare in via definitiva Luciano Fantuzzi il maxi-prestito (convertibile in azioni) ricevuto dagli americani di JP Morgan, che alcuni considerano un ideale trampolino di lancio per la scalata alla maggioranza della società da parte estera.
Come ampiamente previsto dagli osservatori, il finanziamento di 75 milioni di euro (vedi Ship2Shore n. 9/2006) è infine arrivato dalla banca d’affari statunitense proprio in scadenza della deadline (16 luglio) per onorare la prima tranche del maxi-debito accumulato: 125 milioni di euro generati dai 35 milioni dell’obbligazione emessa nel 2001 e riscadenzata nel 2004 fino al 2008.
Due anni fa l’accordo firmato con le banche aveva messo in preventivo la cessione (con un realizzo stimato in 150 milioni) dell’immobile sito in via Agosti (250 mila mq) quale garanzia ai creditori.


L’imprenditore di Brescello fino all’ultimo ha preferito mantenere una linea riservata senza rilasciare dichiarazioni. Malgrado la falla sia stata tamponata, la situazione non è ancora riassestata, sicché Fantuzzi, che non dorme sonni tranquilli, avrebbe sollecitato la cessione dell’area urbana al comune di Reggio Emilia per ricavare i denari utili a cancellare l’indebitamento.
La crisi è dipesa dal tragico biennio 2003-2004, nel quale Fantuzzi-Reggiane ha perso 81 milioni di euro; i dati non ancora ufficializzati del 2005 (fatturato intorno a 455 milioni di euro) sono positivi per quanto concerne la gestione caratteristica, ma il saldo a bilancio avrà ancora il segno negativo a causa del gravame degli oneri finanziari.


Di fatto l’intesa con JP Morgan sposta solamente il peso del debito da un versante all’altro, con un cambio di creditore che non farà altro che incrementare il disavanzo finanziario da 163 milioni di euro a 203 milioni. Fantuzzi-Reggiane dovrà comunque restituire 40 milioni nel 2007 anno e 50 milioni nel 2008, oltre naturalmente ai 75 milioni prestati dagli americani. In caso

contrario, il controllo del Gruppo di handling – leader con un quinto del mercato mondiale di mezzi per la movimentazione portuale – passerà sotto la bandiera a stelle e strisce.

Peraltro la situazione commerciale del Gruppo è fondamentalmente positiva. Nel 2005 Fantuzzi Reggiane ha ricevuto 30 ordini di gru mobili (+75% rispetto al 2004), che ora sono prodotte a Monfalcone. Le vendite si sono concentrate in Europa (60%) poi Medio Oriente (20%) e Sud America (20%). L’Italia ha fatto la parte del leone con il 30% del mercato complessivo con 9 gru, di cui 3 a Sapir Ravenna, 3 a Taranto (2 ad Italcave e 1 a CLP Neptunia), 1 a TDG La Spezia, 1 a CLP Crotone ed 1 a EST Catania, seguita da Spagna (6 mezzi: 2 a Castellon, 1 ciascuno a TERCAT Barcellona, TERCAT Vilanova, Motril e Malaga), Svezia (Helsingborg), Croazia (Ploce) e Russia (St. Petersburg). Fuori continente, rilevanti le vendite in Brasile (5 gru: Santos, Itajai, Imbituba e Vila do Conde con 2) e la novità Medio Oriente (4 gru alla PSO dell’Iran e 2 a Salalah. Oman) con l’ultima vendita avvenuta in Africa alla Sea Port Corp. di Port Sudan.

Uno spiraglio potrebbe derivare dalle aree più lontane, con l’atteso contributo di Noell China.
La società cinese, controllata al 70% - formata a Zhangzhou nel 1996 dalla tedesca Preussag-Noell (a sua volta acquisita da Fantuzzi nel 2000) in joint con China Merchant Group di Hong Kong (30%) - è un serbatoio dal potenziale notevole, essendo leader nella produzione di RTG/RMG. In Cina, per far fronte ai cospicui ordini di gru di piazzale acquisiti e in arrivo, si concentreranno gli investimenti finanziati col denaro incassato da JP Morga al netto della prima rata del bond pagata.

Ironia della sorte, nel 2003 Luciano Fantuzzi si era mostrato molto preoccupato per la sfida incombente dalla Cina, foriera di una concorrenza a basso costo; quello stesso grande paese che adesso potrebbe fornirgli l’insperata ciambella di salvataggio.